circa il Documento di Piano provinciale di gestione dei rifiuti (DDP 3/2009)
Il Comitato Vigiliamo per la discarica rende pubbliche, dopo averle inviate al Presidente della provincia G.Florido, le proprie osservazioni circa quello che sembra destinato a diventare il nuovo piano provinciale di gestione dei rifiuti, il cui documento è stato pubblicato sul sito della Provincia di Taranto.
In premessa, il Comitato Vigiliamo per la discarica puntualizza che, nell’affrontare le questioni correlate all’ambiente e soprattutto in ragione della grave situazione di crisi ambientale di Taranto e provincia, è sua costante attenzione rifuggire da ogni ambientalismo di maniera, meramente protestatario e completamente privo di proposte e di progettualità concrete.
E proprio in questa prospettiva sottolinea di essere in totale e critico disaccordo con il cosiddetto “documento” di piano, che sembra destinato a diventare la “proposta” di piano provinciale di gestione dei rifiuti della Provincia di Taranto.
Innanzitutto, dalla lettura di questo documento, consultabile sul sito della Provincia di Taranto, non emerge alcuna seria programmazione e/o pianificazione finalizzate al recupero, riciclo, reimpiego e riutilizzo dei rifiuti. Cioè circa quelle che devono essere, secondo le tendenze sempre più accentuate del legislatore comunitario e nazionale, le principali e imprescindibili finalità delle attività che devono caratterizzare la gestione non solo dei rifiuti urbani ma anche dei rifiuti speciali.
Sia nel documento di piano, sia nel rapporto ambientale ad esso allegato, pur essendo citati il recupero, riciclo, reimpiego e riutilizzo, non c’è alcuna concreta pianificazione e/o programmazione delle piattaforme e degli impianti preposti a questo uso e che devono avere come loro principale, se non proprio esclusiva finalità, quella di selezionare i rifiuti in vista del loro recupero, riciclo, reimpiego e riutilizzo.
Inoltre il documento, pur accennando al consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e agli altri consorzi ad esso facenti capo, non presenta alcuna concreta programmazione volta a favorire lo sviluppo di rapporti con questi soggetti, piuttosto che con i soggetti che promuovono la termovalorizzazione, l’incenerimento e/o il deposito in discarica dei rifiuti.
E’ chiaro a tutti, infatti, che il problema fondamentale nella gestione dei rifiuti urbani e speciali, è non solo e non tanto fare la raccolta differenziata, dal momento che, senza dare alcuna prospettiva di sviluppo concreto alle possibilità di collocare sul mercato il “materiale” ottenuto dal trattamento del rifiuto e dal suo riciclo e/o reimpiego, si ricollocherebbero in discarica o si incenerirebbero rifiuti che sarebbero stati così inutilmente differenziati, con ovvio grandissimo dispendio di risorse economiche.
Ebbene, nel documento di piano provinciale di gestione dei rifiuti: non c’è una programmazione effettiva delle piattaforme e degli impianti di selezione e recupero dei rifiuti; non c’è un capitolato speciale di “appalto tipo” che possa vincolare l’attività di gestione dei rifiuti alle imprese che operano nel bacino provinciale secondo criteri volti ad accentuare la selezione dei rifiuti e il loro recupero, riutilizzo e riciclaggio; non c’è alcun serio studio dei mercati esistenti e di quelli che possono aprirsi per favorire queste attività di gestione dei rifiuti del tutto alternative alla collocazione in discarica e alla “termovalorizzazione” e/o “incenerimento”.
Inoltre, nel documento di piano, non viene valorizzata la circostanza che già oggi le pubbliche amministrazioni sono obbligate, per legge, ad acquistare beni realizzati attraverso il recupero, il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti, e si dimentica del tutto che sempre più, a livello mondiale e comunitario, si parla di economia “verde” e di investimenti per stimolare l’economia e l’industria “verde”.
La programmazione e/o pianificazione proposta sembra pertanto nata già vecchia, apparendo ispirata e piegata a finalità meramente conservative, a sicuro beneficio di chi vuole che i rifiuti siano sempre più “termovalorizzati” o “inceneriti” o depositati in discarica.
Appare poi veramente sconcertante la disciplina relativa alla localizzazione degli impianti di trattamento e/o smaltimento dei rifiuti, e la lettura che viene proposta delle norme che regolano l’ubicazione degli impianti di smaltimento è assurda.
Ad esempio viene proposta una lettura del tutto erronea della disciplina relativa alla distanza minima che deve essere rispettata tra l’ubicazione degli impianti di smaltimento e la pista di un aeroporto. Si omette infatti a questo proposito di considerare che non possono essere collocati impianti di smaltimento, di recupero e/o di trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi che smaltiscano e/o recuperino e/o trattino rifiuti organici (sia urbani che speciali) ad una distanza inferiore a 13 chilometri rispetto alla pista di un aeroporto.
Chi ha redatto il piano si è infatti sforzato non solo di omettere di considerare le norme tecniche internazionali richiamate dal codice della navigazione, ma si è altresì sforzato di interpretare in maniera del tutto erronea le linee guida dettate in proposito dall’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (ENAC), il quale ha espressamente previsto il divieto di ubicare impianti di trattamento, recupero e/o smaltimento di rifiuti organici (sia urbani che speciali) a una distanza inferiore a 13 chilometri dalla pista di un aeroporto. Il redattore del piano ha infatti ritenuto che bisogna valutare caso per caso, limitandosi ad evidenziare che è necessario solo ridurre quanto più è possibile, attraverso l’utilizzazione di appositi impianti di trattamento, la frazione organica dei rifiuti da depositare in discarica, salvo poi puntualizzare che gli impianti di selezione e trattamento dei medesimi rifiuti (anche organici, quindi!) debbano essere collocati vicino agli impianti di smaltimento! E sono proprio gli impianti di smaltimento di Grottaglie e Fragagnano a sorgere in violazione degli standards di sicurezza internazionale di navigazione aerea stabiliti per prevenire fenomeni di “bird strike”!
Altrettanto assurda è, poi, la possibilità di costruire gassificatori senza rispettare la distanza minima, fissata sempre dalle linee guida dell’ENAC, di 13 chilometri dalla pista di un aeroporto.
Così come assurda è la possibilità di consentire di realizzare “ampliamenti” di discariche già esistenti in quelle aree considerate “annesse” ad alcune speciali tipologie di vincoli stabiliti dal piano paesaggistico regionale; e ciò in aperto contrasto con il piano paesaggistico regionale e, al contempo, in dichiarato, aperto ed evidentissimo favore per chi già gestisce discariche in aree così tutelate.
Dunque, non solo non c’è nulla di nuovo nel cosiddetto “documento” di piano provinciale di gestione dei rifiuti, ma c’è addirittura di molto peggio rispetto alla situazione attuale. Questo documento, secondo il comitato Vigiliamo per la discarica, è meglio non sia approvato perché, in definitiva, così come è ora, appare strumentale a favorire la chiusura del ciclo dei rifiuti secondo la vecchia maniera, cioè ricorrendo a discariche, inceneritori e termovalorizzatori.
VIGILIAMO PER LA DISCARICA
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